La scorsa stagione dei datteri tunisini è stata fortemente influenzata dalle condizioni meteo avverse, che hanno causato una perdita di quasi metà del volume di raccolto previsto, oltre a un calo della qualità e dei prezzi all'esportazione. Già a luglio 2024 i segnali della flessione stagionale erano evidenti. Un anno dopo, i coltivatori tunisini registrano un miglioramento della situazione, che lascia ben sperare per la prossima campagna, che inizierà a ottobre 2025.
Noureddine Saidi, direttore della Bioorigin Fruits Tunisia, racconta il disastro della scorsa stagione. "Il cambiamento climatico ci sta mettendo in difficoltà ormai da sette anni ma, lo scorso anno, gli effetti sono stati particolarmente gravi. Le piogge torrenziali di ottobre, proprio durante il periodo della raccolta, hanno causato problemi di fermentazione. Già a luglio avevamo osservato una significativa infestazione di acari, che si è aggiunta ad altri problemi, come la salinità dell'acqua e del suolo".
"L'attacco degli acari è avvenuto in un momento in cui i coltivatori erano già in difficoltà finanziarie a causa delle crisi successive allo scoppio della pandemia. Pochissimi avevano protetto le loro palme da dattero con sacchetti retinati, causando danni estesi. Tutti questi fattori insieme hanno portato a una perdita di volume del 45-55%. I prezzi all'esportazione sono diminuiti dell'8-10% e i volumi esportati sono scesi da 144mila tonnellate della campagna 2023/24 a 120mila tonnellate di quella 2024/25", continua Saidi.
Secondo il coltivatore, l'industria tunisina dei datteri è dominata da piccoli produttori. Molti di loro dispongono di meno di un ettaro di terreno, il che rende proibitivo il costo delle operazioni preventive, come l'acquisto di sacchetti retinati. Tuttavia, i produttori sono consapevoli che si tratta di una misura indispensabile. Quest'anno stiamo assistendo a una situazione molto diversa: l'impatto dei parassiti è stato minimo, il che lascia ben sperare per la prossima stagione. Anche le condizioni climatiche sono nettamente migliorate. Resta da vedere come si svolgerà il periodo di raccolta, ma stiamo vivendo quattro stagioni distinte, un fenomeno che non si vedeva da anni.
Il coltivatore prevede un ritorno a volumi normali su scala nazionale. "Tutto indica che raggiungeremo un raccolto di almeno 310mila tonnellate, una stima ancora prudente rispetto al record di 340mila tonnellate. Stiamo anche riscontrando segnali che indicano un'eccellente qualità dei frutti, inclusi calibri elevati", spiega Saidi.
Soprattutto, i produttori ed esportatori tunisini confidano in un aumento dei prezzi per compensare le perdite subite nella scorsa stagione. Secondo Saidi, il calo della qualità ha comportato elevati costi di selezione e numerosi rigetti per gli esportatori. Le scorte sono ormai quasi esaurite e la prossima stagione inizierà praticamente senza datteri tunisini disponibili sul mercato. "Considerando il miglioramento della qualità, prevedo un aumento dei prezzi dei datteri convenzionali del 7-10% rispetto alla stagione 2023/24 e del 15% per i datteri biologici", conclude Saidi.
La produzione di datteri in Tunisia copre quasi 50.000 ettari, con un volume annuo di circa 340mila tonnellate e un volume di esportazione di 144mila tonnellate. La varietà Deglet Nour è la più rinomata del Paese e domina in termini di areale, volume ed esportazioni, con una produzione di 280mila tonnellate e un volume di esportazioni di 125mila tonnellate destinate a 83 Paesi.
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Noureddine Saidi
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